In Maremma, infatti, poteva contare su un gruppo di patrioti fidati. Architetto della fuga verso la Liguria fu infatti Angiolo Guelfi, un ricco proprietario terriero maremmano, repubblicano e patriota, nella cui casa di campagna, proprio a Scarlino, Garibaldi trascorse una notte.
Grazie ai suoi contatti in loco, il Guelfi riuscì a trovare un peschereccio disposto ad aiutare Garibaldi. Da casa Guelfi incominciò l’ultima e forse più pericolosa parte della fuga per raggiungere il mare: «alle cinque del mattino del 2 settembre 1849 Garibaldi pedestre e scorto da un compagno solo (il fido Capitan Leggero), guidati da un manipolo di patrioti locali, partirono, e per la campagna e per la macchia, dopo aver attraversato la strada delle Collacchie e quella delle Costiere, raggiunsero la costa a Cala Martina. Alle 10 di mattina salirono a bordo di una barca da pesca, che il 5 settembre approdò nel golfo della Spezia.»
Ecco perché, su quel tratto di sentiero, nel 1949 a celebrazione del centenario degli eventi, venne eretto un monumento, un busto in bronzo raffigurante Garibaldi, opera dello scultore grossetano Tolomeo Faccendi.